IL SIGNIFICATO DELLA COLLETTA (appuntamento domenicale delle ore 11:20)

Dalla festa di Ognissanti abbiamo iniziato il cammino per prepararci alla contemplazione prima dell’appuntamento Eucaristico domenicale. Oggi ci soffermeremo sulla COLLETTA.

La nostra Madre, la Chiesa, prega continuamente per i suoi figli sparsi nel mondo, prega con la recita del Breviario e con la celebrazione della Messa. I numerosi sacerdoti e religiosi imprestano alla Chiesa, per pregare, la loro bocca e la loro lingua: così la preghiera della quale vogliamo parlare non è la preghiera di un solo sacerdote, ma della Chiesa.

Terminato il Gloria il sacerdote dice: «Preghiamo» e recita, con le mani allargate e ad alta voce, una preghiera chiamata Colletta. Questa preghiera è quella della Chiesa: esaminiamola ora dettagliatamente.

Il nome di questa preghiera (Colletta) ci spiega la sua origine: nei tempi passati i Cristiani si riunivano volentieri in una chiesa, per recarsi da questa in processione ad un’altra ove veniva celebrato il S. Sacrificio (noi lo facciamo ancora nei giorni delle Rogazioni). La prima chiesa era chiamata «chiesa di riunione», in latino «ecclesia collecta»; in essa si recitava, prima di sfilare in processione, una preghiera, detta «collecta» cioè preghiera dei fedeli riuniti.

Quando più tardi la riunione e la processione non ebbero più luogo, questa preghiera fu recitata nella chiesa ove si offriva il Sacrificio, e fu collocata al principio della Messa, conservando lo stesso nome di Colletta.

Questa preghiera conclude la prima parte della Messa e prepara il cuore e la mente all’ascolto della parola di Gesù. E’chiamata colletta, cioè raccolta. Il sacerdote, infatti, dopo l’invito e una pausa di silenzio, raccoglie le preghiere e i desideri di tutti i fedeli e li presenta a Dio. Questa preghiera ha il compito di precisare i motivi della festa o della celebrazione.

Noi, certamente abbiamo il nostro libro di preghiere popolari, che portiamo alla Messa e che contiene preghiere lunghe, dettagliate e ricche di sentimenti. Ma se esaminiamo invece le Collette siamo quasi urtati, al primo momento, della loro brevità, anche se questa impressione scompare ben presto perché siamo colpiti dal loro profondo significato: troviamo infatti, espressi in poche parole, pensieri e concetti molto alti.

Considerando il contenuto della Colletta vediamo anzitutto che essa è una preghiera di domanda e che questa si riferisce al carattere della festa non però per la domenica generalmente, in questo giorno, la Colletta domanda la protezione necessaria per evitare il male e l’aiuto per attuare il bene.

Esaminiamo ancora il principio e la fine della preghiera: si inizia sempre con l’invito «Preghiamo» che è rivolto al popolo e quindi questa preghiera è veramente quella della comunità dei fedeli. Il sacerdote non la recita per sé, ma per ed in nome dei fedeli. Mentre la recita tiene le mani allargate, come si usava anticamente e come facevano i primi cristiani.

Le mani allargate significano che vogliamo aprire il nostro cuore alla grazia e ricordiamo anche la croce di Gesù Cristo.

La Colletta finisce con una formula che ha poche varianti: in generale si chiude con «Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli». In tal modo è una preghiera fatta nel nome di Gesù e come sapete il Redentore stesso ha dichiarato che una preghiera fatta nel suo nome sarà senz’altro esaudita.

La maggior parte delle Collette sono rivolte al padre celeste per mezzo del suo Figlio: i primi cristiani amavano pregare così il padre per l’intercessione del Figlio. Vi sono delle Collette che sono indirizzate alla seconda delle divine persone, ma sono più rare. Nessuna poi è diretta allo Spirito Santo.

Nelle Collette è detto del Redentore che Egli è Re  «che con te vive e  regna». Nella Chiusa sono nominate le tre divine Persone, perché si tratta di una domanda rivolata alla SS.Trinità e un riconoscimento della medesima: noi non dobbiamo trascurare questa formula finale che è densa di riflessioni. Il ministro e il popolo rispondono alla fine: «Amen». Questa è una parola ebraica che significa presso a poco «che questo avvenga» e cioè che la domanda sia esaudita.

Con questa parola i fedeli danno il loro consenso alla domanda fatta dal sacerdote come se dicessero: «quello che tu ora hai chiesto a Dio in qualità di rappresentante ed intermediario, è pure la nostra richiesta».

Mediante il «Dominus vobiscum» l’«Oremus» e l’«Amen» il sacerdote ed il popolo si uniscono per pregare, ed ecco perché la Colletta è la preghiera di tutte le comunità.

A cura del Gruppo Liturgico Parrocchia Gesù Risorto

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