Intervista a don Nello

Don Nello Senatore “Il viaggio della fede”
intervista di Rossella Oricchio pubblicata sul portale del Credito Salernitano nella rubrica “Il personaggio del mese”.
 

don Nello Senatore

“Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori, e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. i con me e io non ero con te”. “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi” ( S. Agostino). Queste affermazioni di S. Agostino sono quanto mai appropriate, attuali ed in linea con i tempi che viviamo. In tempi sempre più esacerbati dalla crisi economica e soprattutto da una incalzante crisi di valori umani, la fede e la testimonianza di fede vengono ad essere una sicura àncora di salvezza, come l’acqua che disseta un paesaggio arido o come una luce che illumina una notte buia. Naturalmente sta a noi leggere i segni dei tempi. Per la Chiesa e i cristiani, l’intento non può che essere quello di intervenire attraverso la testimonianza di fede e la preghiera nella centralità del Vangelo. Certo è che anche il richiamo alla vocazione sacerdotale, alla cosiddetta “chiamata” viene ad essere quella fiamma che comincia ad ardere piano per poi invadere la vita di colui che desidera e sceglie di iniziare un percorso sacerdotale. Così come può avvenire anche per una persona comune che ha la vocazione ad operare bene in famiglia e nel proprio ambiente di lavoro, da essere di esempio per i giovani e la loro maturità spirituale. Per parlare di tutto questo e di altro ancora e per venire a conoscenza delle delicate dinamiche e del precipuo ruolo della Chiesa oggi, abbiamo incontrato Don Nello Senatore, da qualche anno parroco della Chiesa Gesù Risorto in Arbostella. Attivo, dinamico, lineare nell’esposizione, concreto, diretto e – perché no? – anche supertecnologico, ci conferma di girare spesso in “vespa” per ottimizzare quel tempo che non basta mai, soprattutto quando, nel suo caso, si tende non solo ad operare ma ad operare con impegno e devozione illimitati. Don Nello sembra incarnare alla perfezione quello spirito di rinnovamento ed è oggi un sacerdote impegnato su vari fronti, sempre “al passo” con i tempi: è risaputo, infatti, che il suo operato travalichi i normali confini dell’attività parrocchiale. Una cultura intessuta di studi teologici e continui aggiornamenti sono anche il frutto di una spiccata personalità che per sua natura non si accontenta ma vuole fare, dare e cercare di migliorare vari aspetti religiosi e sociali pur restando in sinergia con la comunità parrocchiale di appartenenza. Mentre l’orologio a dondolo segna le ore della nostra conversazione e sulla scrivania campeggia un tablet, simbolo delle nuove tecniche generazionali, quando si parla di Dio e della fede, tutto acquista inevitabilmente toni fermi e pacati. Ci si accorge, così, che è proprio il Signore a creare certi ambienti e rifugi lontani dal vivere quotidiano e non soltanto all’interno di una parrocchia e di una sacrestia. Ci si accorge del Suo passaggio nell’impegno di tutti, dalla scelta dei giovani di unirsi e rendersi utili in gruppi di associazionismo religioso allo stesso parroco; dai continui progetti, che viaggiano insieme alla comunità parrocchiale, alla imperterrita volontà di cambiare e migliorare le cose e le circostanze insieme al popolo dei fedeli che si spera sempre più numerosi. Il viaggio del credente, poi, è un viaggio che non si arresta mai, in continuo divenire storico, in continua armonia con Dio. Dalle intense parole di Don Nello, si viene a conoscenza di un percorso sacerdotale cercato, voluto, amato che fa rima con un continuo desiderio di avvicinamento al Signore, unica fonte di salvezza e di amore. Solo in questo modo, la fede viene ad essere un viaggio interessante da intraprendere, una scoperta unica dell’ essere umano attraverso territori e confini mai esplorati prima, attraverso tappe con cadute e risalite che fanno parte del cammino del viandante, che è quel credente sulle tracce e alla ricerca del vero volto di Dio. Don Nello Senatore è ordinato sacerdote nel 1987. E’ parroco nello stesso anno nella parrocchia del Sacro Cuore ad Eboli, poi svolge il suo ministero nella parrocchia di San Pietro Apostolo nelle località Aiello e Acquamela dal 1993. Dal 14 settembre 2012 è parroco presso la Parrocchia di Gesù Risorto. Ha conseguito il dottorato di ricerca in teologia, è docente di Filosofia e Storia nella scuola pubblica. Si è laureato in “Scienze e tecnologie della comunicazione” all’Universita’ “La Sapienza” di Roma. E’docente ordinario al Corso di Laurea in Scienze religiose della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e docente incaricato all’Istituto Teologico Salernitano presso il seminario metropolitano “Giovanni PaoloII”. Insegna attualmente Catechetica, Scienze delle comunicazioni, Educazione ai media, Pedagogia. Giornalista, è stato direttore dell’ufficio diocesano delle Comunicazioni Sociali, responsabile del settimanale cattolico “Agire”, componente dell’equipe responsabile dell’emittente cattolica “Telediocesi Salerno”. Attualmente è direttore di “Radio Stella” e direttore de “Il Bollettino diocesano”.
Reverendo don Nello, quando ha sentito di voler vivere una vita diversa e di dedicarsi così alla Chiesa?
Non è stato precisamente un fulmine che mi ha illuminato ma un cammino intrapreso ai tempi dell’Università, lì dove il Signore ha voluto costruire la mia storia che nasce da un rapporto profondo con Lui: da qui la scelta di essere sacerdote nella Chiesa diocesana.
Come ha percepito, dunque, la presenza del Signore?
Tutto deriva da un rapporto che si va a rafforzare sempre di più con il Signore e quindi l’esigenza di vivere una chiamata tale da spendersi per l’umanità attraverso l’esperienza viva di Gesù Cristo.
Di che cosa ha bisogno la Chiesa oggi?
Io penso che lo slancio che ha dato il Santo Padre sia la strada giusta da percorrere. Lo stupore dinanzi alle parole di Papa Francesco deve, però, diventare storia e vita! Per ora c’è bisogno di attuare la conversione, ossia rendere l’emozione una scelta di vita, perché spesso ho l’impressione che si vada più a solleticare le corde dell’emotività che della razionalità. La scelta è dunque emozione e ragione insieme. Il contrario diventa labile e flebile. Il credente deve tentare di fare una scelta seria ma diventa complesso, poiché la fede ha come substrato anche la maturità umana e spesso ho l’impressione che manchi all’ appello proprio questo prezioso elemento! D’altronde oggi prevale uno stato di diffusa fragilità che può essere superato soltanto attraverso un percorso di maturità umana dove si innerva ed interviene il discorso della fede. La Chiesa, paradossalmente, è il baluardo della ragione che oggi deve essere tirata in ballo. La scelta della fede non è soltanto un fatto istintuale, un rifugio per vivere bene e in modo consolatorio la propria vita. Scegliere la strada della fede vuol dire essere combattenti e sapere quali sono le ragioni che hanno in mano la vita di ognuno di noi. Bisogna lavorare molto su questo, diversamente ci troveremo di fronte a dei credenti che alle prime difficoltà girano le spalle e se ne vanno. Si ha bisogno di un’intelligenza emozionale ma anche razionale. D’altronde S. Agostino diceva: “Credo ut intelligam, intelligo ut credam”. Fede e ragione camminano di pari passo! In questo modo è possibile formare credenti pronti ad essere militanti!
In quale preciso momento storico è stata tirata in ballo la ragione in rapporto alla fede?
Da sempre nella Chiesa si è tenuto presente il rapporto tra fede e ragione. Con Benedetto XVI si è tenuto l’accento su di una teologia più riflessiva che non solo parla al cuore ma anche alla mente. Del resto il vero sentimento dell’amore è l’unione di emozione e ragione. La visione olistica e quella unitaria della vita devono sempre lavorare insieme per avere buoni frutti. Oggi, ad esempio, si corre il rischio di sviluppare di più la fisicità a discapito dello spirito.
Che cos’ è la fede?
La fede non è una ideologia ma uno stile di vita, è vivere un’ esperienza attraverso un viaggio che nasce da un incontro: l’incontro con Gesù Cristo. La fede, vissuta bene, è l’elevazione dell’ennesima potenza della vita di ognuno di noi.
Che ricordi ha della sua ordinazione sacerdotale?
Ho il ricordo di un giorno straordinariamente bello nel quale avviene la donazione totale di sé al Signore, insieme al sentirsi Chiesa: un sentimento assoluto che fa palpitare il cuore.
Che cosa ha provato in seguito alla sua ordinazione sacerdotale, non soltanto nel vestire i paramenti sacri, ma soprattutto nel servire la Santa Messa?
Ho avuto la piena consapevolezza che l’incontro con Gesù diveniva reale, averLo tra le mani ha significato per me sentire il Suo grande amore per l’ umanità.
Come è cambiata la sua visione del Signore, da quando era ragazzo ad oggi?
E’ stato un “fieri” continuo, una maturazione, una crescita, così come nei migliori matrimoni e, dunque, tra marito e moglie, i quali non possono che rappresentare i veri artefici di un rinnovamento dell’amore.
Che cos’ è la vocazione per un sacerdote?
La vocazione per un sacerdote è sapere che c’è un progetto che Dio ha stabilito per te ed è sinonimo di felicità.
Quali consigli darebbe ad un giovane durante il suo percorso sacerdotale?
Gli consiglierei di comprendere bene ciò che il Signore vuole in un dialogo continuo con Lui e di proseguire, pur sapendo che il cammino può essere irto di difficoltà: solo in questo modo si può arrivare alla scelta finale. Il dubbio è positivo, ma certamente non può durare un’eternità, poi bisogna attuare inevitabilmente una scelta di vita.
Risaputo è il suo impegno profuso in varie attività della sua vita sacerdotale. Ci dice anche quali sono le sue maggiori inclinazioni?
Devo dire che ho vissuto da protagonista la mia vita: dal giornalismo alla docenza, all’impegno parrocchiale come all’impegno nel sociale che non è mai mancato. Credo poi che, al di là di tutto, un sacerdote diocesano è chiamato a vivere l’esperienza della parrocchia e quindi della carità pastorale, che si sposa con la carità parrocchiale.
Come si definirebbe come uomo e come sacerdote?
Spumeggiante, abbastanza attivo, eclettico, ma soprattutto uno che cerca di voler bene a Gesù e all’umanità.
Quale modo conosce, perché sperimentato sul campo, per avvicinare i giovani a Dio e alla fede?
Credo che il modo migliore per avvicinare i giovani a Dio e alla fede sia la testimonianza. Più che di maestri, oggi si ha bisogno di testimoni.
I progetti che le stanno più a cuore?
Credo che bisognerà continuare a valorizzare le persone e i quartieri lì dove tutte le attività sono tese su questo fronte. Inoltre abbiamo una notevole attività di formazione sia dei genitori che dei catechisti che dei gruppi giovanili, insieme, naturalmente, a varie attività culturali, per creare ponti con persone di ogni fascia d’età.
Di solito quali domande si pone con più frequenza?
La mia domanda più frequente è: come faccio a contagiare gli altri della felicità di Gesù?
Qual è la risposta a questa domanda?
Tento di rialzarmi ogni volta che cado nella grande consapevolezza che il Signore mi assiste e mi accompagna. Sempre e per sempre.

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