Prepariamoci al tempo di Avvento

avvento

CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO
E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

DIRETTORIO OMILETICO

DECRETO

È assai significativo che nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudiumPapa Francesco abbia voluto dedicare una parte considerevole al tema dell’omelia. A tale riguardo, luci ed ombre erano già state espresse dai Vescovi raccolti in Sinodo ed indicazioni in proposito sono state date nelle Esortazioni apostoliche post-sinodali Verbum Domini Sacramentum caritatis di Benedetto XVI.

In questa prospettiva, tenendo presente quanto disposto da Sacrosanctum Concilium come dal Magistero successivo, alla luce dei Praenotanda dell’Ordo lectionum Missae e dell’Institutio generalis Missalis Romani, è stato preparato il presente Direttorio omiletico, articolato in due parti.

Nella prima, intitolata L’omelia e l’ambito liturgico, si descrive la natura, la funzione ed il contesto peculiare dell’omelia, come pure alcuni aspetti che la qualificano, ossia il ministro ordinato a cui compete, il riferimento alla Parola di Dio, la sua preparazione prossima e remota, i destinatari.

Nella seconda parte, Ars praedicandi, vengono esemplificate le coordinate metodologiche e contenutistiche che l’omileta deve conoscere e di cui tener conto nel preparare e pronunciare l’omelia. Chiavi di lettura, in modo indicativo e non esaustivo, sono proposte per il ciclo domenicale-festivo della Messa a partire dal cuore dell’anno liturgico (Triduo e Tempo Pasquale, Quaresima, Avvento, Natale, Tempo durante l’anno), con accenni anche alle Messe feriali, di matrimonio ed esequiali; in questi esempi sono applicati i criteri evidenziati nella prima parte del Direttorio, ossia la tipologia tra Antico e Nuovo Testamento, l’importanza del brano evangelico, l’ordinamento delle letture, i nessi tra liturgia della Parola e liturgia eucaristica, tra messaggio biblico ed eucologia, tra celebrazione e vita, tra ascolto di Dio e della concreta assemblea.

Seguono due Appendici. Nella prima, al fine di mostrare il legame tra omelia e dottrina della Chiesa Cattolica, si segnalano i riferimenti del Catechismo in rapporto con alcuni accenti tematici delle letture domenicali dei tre cicli annuali. Nella seconda Appendice sono indicati i riferimenti a testi di documenti magisteriali sull’omelia.

Il testo, sottoposto ai singoli Padri della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dopo essere stato valutato e approvato nelle Riunioni Ordinarie del 7 febbraio e del 20 maggio 2014, è stato presentato al Santo Padre Francesco, il quale ha approvato la pubblicazione del “Direttorio omiletico”. Questa Congregazione è lieta pertanto di renderlo pubblico, auspicando che l’omelia possa « essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita » (Evangelii gaudium 135). Ciascun omileta, facendo propri i sentimenti dell’apostolo Paolo, ravvivi la consapevolezza che « come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori » (1 Ts 2, 4).

Le traduzioni nelle principali lingue saranno curate dal Dicastero, mentre nelle altre lingue la responsabilità della traduzione sarà delle Conferenze dei Vescovi interessate.

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla sede della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 29 giugno 2014, solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli.

Antonio Card. Cañizares Llovera
Prefetto

+ Arthur Roche
Arcivescovo Segretario

LE DOMENICHE DI AVVENTO

78. « Le letture del Vangelo hanno una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I Domenica), a Giovanni Battista (II e III Domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV Domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’Apostolo contengono esortazioni e annunci in armonia con le caratteristiche di questo tempo » (OLM 93). L’Avvento è il tempo che prepara i cristiani alle grazie che verranno elargite ancora, quest’anno, nella celebrazione della grande solennità del Natale. Sin dalla I domenica di Avvento, l’omileta esorta il popolo ad intraprendere una preparazione connotata da tante sfaccettature, ciascuna delle quali suggerita dalla ricca raccolta dei brani biblici del Lezionario di questo tempo. La prima fase dell’Avvento ci invita a preparare il Natale incoraggiandoci non solo a volgere lo sguardo al tempo della prima venuta del Signore nostro, quando, come dice il prefazio I di Avvento, egli assunse « l’umiltà della nostra natura umana », ma anche ad attendere vigilanti il suo ritorno « nello splendore della gloria », quando « ci chiamerà a possedere il regno promesso ».

79. Vi è pertanto un duplice significato di Avvento – un duplice significato della venuta del Signore. Questo tempo ci prepara alla sua venuta nella grazia della festa del Natale e al suo ritorno per il giudizio alla fine dei tempi. I testi biblici dovrebbero essere spiegati tenendo bene a mente questo duplice significato. A seconda del testo, può essere posta in primo piano l’una o l’altra venuta, anche se, di fatto, spesso lo stesso brano presenta parole ed immagini per considerare entrambe. C’è poi un’altra venuta: ascoltiamo queste letture nell’assemblea eucaristica, dove Cristo è davvero presente. All’inizio del tempo di Avvento, la Chiesa richiama alla mente l’insegnamento di san Bernardo, ossia che tra le due venute visibili di Cristo, nella storia e alla fine dei tempi, vi è un’invisibile venuta qui e ora (cf. Ufficio delle Letture, mercoledì, I settimana di Avvento); come fa proprie le parole di san Carlo Borromeo:

Questo mistero (…) ci insegna che la venuta del Signore non fu solamente per quelli, che avanti o che allora si trovarono nel mondo quando egli venne, ma la virtù d’essa resta sempre per beneficio di tutti noi ancora, se per mezzo della santa fede e dei divini sacramenti vorremo ricevere la grazia che ci ha portata, e secondo quella ordinare la vita nostra sotto la sua obbedienza (Ufficio delle letture, lunedì, I settimana di Avvento).

 

A. La I Domenica di Avvento

80. Il vangelo della I domenica d’Avvento, nei tre cicli, è un racconto sinottico che annuncia l’imminente venuta del Figlio dell’Uomo nella gloria, in un giorno e in un’ora sconosciuti. Siamo esortati a stare vigili e all’erta, ad attenderci segni spaventosi in cielo e sulla terra, a non farci sorprendere. Desta sempre una certa impressione cominciare in tal modo l’Avvento, poiché inevitabilmente questo tempo richiama alla mente il Natale e, in molti luoghi, il comune sentire è già alle prese con le dolci rappresentazioni della nascita di Gesù a Betlemme. La liturgia ci presenta tuttavia tali immagini alla luce di altre, che ci ricordano come lo stesso Signore nato a Betlemme « verrà di nuovo nella gloria per giudicare i vivi e i morti », come dice il Credo. In questa Domenica è responsabilità dell’omileta ricordare ai cristiani che devono sempre prepararsi a questa venuta e al giudizio. In verità, l’Avvento stesso costituisce tale preparazione: la venuta di Gesù a Natale è intimamente connessa con la sua venuta nell’ultimo giorno.

81. In tutti e tre gli anni, la lettura del profeta può interpretarsi come indicativa sia del glorioso avvento finale del Signore, sia del suo primo avvento « nell’umiltà della natura umana », richiamata dal Natale stesso. Tanto Isaia (nell’anno A) quanto Geremia (nell’anno C), annunciano che « verranno quei giorni ». Nel contesto di questa liturgia, le parole che seguono puntano chiaramente al tempo finale; ma si riferiscono anche all’imminente solennità del Natale.

82. Che cosa accadrà alla fine dei giorni? Isaia dice (nell’anno A): « Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti, e si innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti ». L’omileta ha diverse possibilità di interpretazione, che si possono sviluppare di conseguenza. « Il monte del tempio del Signore » potrebbe essere correttamente spiegato come un’immagine della Chiesa, chiamata a riunire tutte le genti. Ma potrebbe altresì fungere da primo annuncio dell’imminente festa del Natale. « Affluiranno tutte le genti » verso il bambino nella mangiatoia, è un testo che si compirà in particolare nell’Epifania, quando i magi verranno ad adorarlo. L’omileta dovrebbe ricordare ai fedeli che anch’essi rientrano tra le genti che si muovono verso Cristo, un viaggio che inizia con rinnovata intensità nella I Domenica di Avvento. Le stesse parole, ricche di ispirazione, si applicano anche alla venuta alla fine dei tempi, citata esplicitamente dal vangelo. Il profeta prosegue: « Egli sarà giudice fra le genti, e arbitro fra molti popoli ». Le parole conclusive del passo profetico sono al contempo un meraviglioso appello alla celebrazione del Natale come altresì ad attendere l’avvento del Figlio dell’Uomo nella gloria: « Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore ».

83. La prima lettura dal libro di Isaia nell’anno B si presenta nella forma di una preghiera che ammaestra la Chiesa sull’atteggiamento penitenziale proprio di questo periodo. Inizia presentando un problema, quello del nostro peccato. « Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore così che non ti tema? ». È evidente che tale interrogativo deve essere affrontato. Chi è in grado di comprendere il mistero dell’iniquità umana? (cf. 2 Ts 2, 7). La nostra esperienza, sia in noi stessi che nel mondo circostante – l’omileta può fare degli esempi – non può che sollevare dal profondo dei cuori un immenso grido rivolto a Dio: « Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti ». Questo accorato appello trova risposta definitiva in Gesù Cristo. In lui Dio ha squarciato i cieli ed è sceso tra di noi. E in lui, come aveva chiesto il profeta, Dio « compiva cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare dai tempi lontani ». Il Natale è la celebrazione delle opere meravigliose compiute da Dio e che non avremmo mai osato sperare.

84. In questa I Domenica d’Avvento, tuttavia, la Chiesa fissa lo sguardo anche sul ritorno di Gesù in gloria e maestà. « Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti ». Proprio con questo stesso tono gli evangelisti descrivono la venuta finale. E noi siamo pronti? No, non lo siamo e, infatti, abbiamo bisogno di un tempo di preparazione. La preghiera del profeta continua: « Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia, e si ricordano le tue vie ». Qualcosa di molto simile si invoca nella colletta di questa Domenica: « O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene ».

85. Nel vangelo di Luca, adottato nell’anno C, le immagini sono particolarmente vivaci. Tra i tanti segni terribili che appariranno, Gesù predice che ve ne sarà uno in grado di eclissare tutti gli altri, e cioè la sua apparizione come il Signore della Gloria. Egli dice: « allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con grande potenza e gloria ». Per noi che gli apparteniamo, questo non dev’essere un giorno in cui tremare di paura. Al contrario, egli dice: « Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina ». Un omileta potrebbe domandare a voce alta perché noi dovremo nutrire un tale atteggiamento di fiducia nel giorno finale? Certo, ciò richiede una precisa preparazione, esige qualche cambiamento nella nostra vita. È quanto comporta il tempo di Avvento, nel quale dobbiamo mettere in pratica l’avvertimento del Signore: « State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’Uomo ».

86. Naturalmente l’Eucaristia che ci disponiamo a celebrare è la più intensa preparazione della comunità alla venuta del Signore, poiché essa stessa ne segna la venuta. Nel prefazio che apre la Preghiera eucaristica in questa Domenica, la comunità si presenta a Dio come « vigilante nell’attesa ». Noi che rendiamo grazie, già oggi chiediamo di poter cantare con tutti gli angeli: « Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo ». Nell’acclamare il « Mistero della fede » esprimiamo lo stesso spirito di vigile attesa: « Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta ». Nella Preghiera eucaristica i cieli si aprono e Dio discende. Oggi riceviamo il Corpo e il Sangue del Figlio dell’Uomo che arriverà sulle nubi con grande potenza e gloria. Con la sua grazia, elargita nella santa Comunione, c’è da sperare che ciascuno di noi possa esclamare: « Mi risolleverò e alzerò il capo, perché la mia liberazione è vicina ».

B. La II e la III Domenica di Avvento

87. Nei tre cicli, i brani evangelici della II e III Domenica di Avvento, sono dominati dalla figura di san Giovanni Battista.

Non solo, il Battista è spesso il protagonista anche dei passi evangelici del lezionario feriale nelle settimane seguenti queste Domeniche. Inoltre, tutti i passi evangelici dei giorni 19, 21, 23 e 24 dicembre si concentrano sugli eventi che circondano la nascita di Giovanni. Infine, la celebrazione del battesimo di Gesù per mano di Giovanni chiude l’intero ciclo del Natale. Quanto qui si dice ha lo scopo di aiutare l’omileta in tutte le occasioni in cui, dal testo biblico, viene posta in risalto la figura di Giovanni Battista.

88. Origene, teologo maestro del III secolo, ha notato uno schema che esprime un grande mistero: indipendentemente dal tempo della sua venuta, Gesù è stato preceduto, in quella venuta, da Giovanni Battista (cf. Omelie su Luca, IV, 6). Avvenne, infatti, che fin dal grembo materno Giovanni sussultò per annunciare la presenza del Signore. Nel deserto, presso il Giordano, la predicazione di Giovanni preannunciò colui che doveva venire dopo di lui. Quando lo battezzò nel Giordano, i cieli si aprirono, lo Spirito Santo discese su Gesù in forma visibile e una voce dal cielo lo proclamava il Figlio amato del Padre. La morte di Giovanni fu letta da Gesù come il segnale per dirigersi risolutamente verso Gerusalemme, dove sapeva che l’avrebbe atteso la morte. Giovanni è l’ultimo e il più grande di tutti i profeti; dopo di lui, giunge e agisce per la nostra salvezza colui che fu preannunciato da tutti i profeti.

89. Il Verbo divino che un tempo si è fatto carne in Palestina, raggiunge anche ogni generazione di credenti cristiani. Giovanni precedette la venuta di Gesù nella storia e ancora precede la sua venuta tra noi. Nella comunione dei Santi, Giovanni è presente nelle nostre assemblee di questi giorni, ci annuncia colui che sta per venire e ci esorta perciò al pentimento. Per questo ogni giorno, nelle Lodi mattutine, la Chiesa innalza il cantico che Zaccaria, il padre di Giovanni, intonò alla sua nascita: « E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati » (Lc 1, 76-77).

90. L’omileta dovrebbe assicurarsi che il popolo cristiano, come componente della preparazione alla duplice venuta del Signore, ascolti gli incessanti inviti di Giovanni al pentimento, manifestati in particolar modo nei vangeli della II e III Domenica di Avvento. Ma non udiamo la voce di Giovanni solo nei passi del Vangelo: le voci di tutti i profeti di Israele si riuniscono nella sua. « E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire » (Mt 11, 14). Si potrebbe anche dire, a riguardo di tutte le prime letture nei cicli di queste Domeniche, che egli è Isaia, Baruc, Sofonia. Ogni oracolo profetico proclamato nell’assemblea liturgica di questo tempo è per la Chiesa un’eco della voce di Giovanni, che prepara qui e ora la strada al Signore. Siamo preparati per la venuta del Figlio dell’Uomo nella gloria e maestà dell’ultimo giorno. Siamo preparati per la festa del Natale di quest’anno.

91. Ad esempio, ogni assemblea in cui vengono proclamate le Scritture è la “Gerusalemme” del testo del profeta Baruc (II Domenica C): « Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre ». Ecco un profeta che ci invita ad una precisa preparazione e ci chiama a conversione: « Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno ». Nella Chiesa dimorerà il Verbo fatto carne, e così ad essa sono rivolte le parole: « Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del santo, esultanti per il ricordo di Dio ».

92. In queste Domeniche vengono lette varie classiche profezie messianiche di Isaia. « Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici » (Is 11, 1, II Domenica A). L’annuncio si compie nella nascita di Gesù. In un altro anno: « Una voce grida: “Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio” » (Is 40, 3, II Domenica B). I quattro evangelisti riconoscono il compiersi di queste parole nella predicazione di Giovanni nel deserto. Nello stesso Isaia si legge: « Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, perché la bocca del Signore ha parlato » (Is 40, 5). Ciò viene detto dell’ultimo giorno. Ciò viene detto della festa del Natale.

93. È impressionante come, nelle diverse occasioni in cui Giovanni Battista compare nel Vangelo, venga spesso ripetuto il nucleo del suo messaggio su Gesù: « Io vi ho battezzato con l’acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo » (Mc 1, 8, II Domenica B). Il battesimo di Gesù nello Spirito Santo è il collegamento diretto fra i testi finora richiamati ed il centro su cui questo Direttorio attira l’attenzione, ossia il Mistero Pasquale, compiutosi nella Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo su quanti credono in Cristo. Il Mistero Pasquale è preparato dalla venuta dell’Unigenito Figlio generato nella carne, e le sue infinite ricchezze saranno ulteriormente svelate nell’ultimo giorno. Del bambino nato in una stalla e di colui che verrà sulle nubi, Isaia dice: « Su di lui si poserà lo spirito del Signore » (Is 11,2, II Domenica A); e anche, ricorrendo alle parole che Gesù stesso dichiarerà compiute in lui: « Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri » (Is 61, 1, III Domenica B, cf. Lc 4, 16-21).

94. Il Lezionario del tempo di Avvento è, di fatto, un’avvincente raccolta di testi dell’Antico Testamento che misteriosamente trovano il loro compimento nella venuta del Figlio di Dio nella carne. Ancora e sempre l’omileta può ricorrere alla vena poetica dei profeti per descrivere ai cristiani quei misteri in cui essi stessi sono inseriti attraverso le celebrazioni liturgiche. Cristo viene di continuo e le dimensioni della sua venuta sono molteplici. È venuto. Tornerà di nuovo nella gloria. Viene a Natale. Viene già ora, in ogni Eucaristia celebrata nel corso dell’Avvento. A tutte queste dimensioni si può applicare la forza poetica dei profeti: « Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina » (Is 35, 4, III Domenica A). « Non temere Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente » (Sof 3, 16-17, III Domenica C). « Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata » (Is 40, 1-2, II Domenica B).

95. Non sorprende, allora, come lo spirito di trepidante attesa cresca durante le settimane di Avvento, come nella III Domenica i celebranti indossino le vesti di un gioioso rosa chiaro, e come questa Domenica tragga il nome dalle prime parole dall’antifona d’ingresso, cantate da secoli in questo giorno, parole riprese dalla Lettera di san Paolo ai Filippesi: « Gaudéte – rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino ».

C. La IV Domenica di Avvento

96. Con la IV Domenica di Avvento, il Natale è ormai prossimo. L’atmosfera della liturgia, dagli accorati appelli alla conversione si sposta sugli eventi che circondano da vicino la nascita di Gesù. Un cambio di rotta, questo, evidenziato nel prefazio II del tempo di Avvento. « Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio », è il titolo della prima lettura dell’anno A. Certo tutte le letture – dai profeti agli Apostoli ai Vangeli – ruotano attorno al mistero annunciato a Maria dall’Arcangelo Gabriele. (Ciò che è qui esposto a proposito dei vangeli della Domenica e dei testi dell’Antico Testamento, può essere applicato anche al Lezionario feriale dal 17 al 23 dicembre).

97. Il racconto dell’Annunciazione di Luca è il vangelo che si legge nell’anno B; è seguito, nello stesso Vangelo, dalla Visitazione, che si legge nell’anno C. Tali eventi occupano un posto speciale nella devozione di tanti cattolici. La prima parte della preghiera considerata tra le più preziose, l’Ave Maria, si compone delle parole rivolte a Maria dall’Arcangelo Gabriele e da Elisabetta. L’Annunciazione è il primo mistero gaudioso del Rosario, la Visitazione è il secondo. La preghiera dell’Angelus è una meditazione ampliata dell’Annunciazione, recitata da molti fedeli ogni giorno – mattino, mezzogiorno e sera. L’incontro tra l’Arcangelo Gabriele e Maria, sulla quale discende lo Spirito Santo, è rappresentato in molti capolavori dell’arte cristiana. Nella IV Domenica di Avvento, l’omileta dovrebbe lavorare su tale solida base della devozione cristiana e condurre i fedeli a una più profonda comprensione di questi mirabili avvenimenti.

98. « L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo ». La potenza e forza di quell’ora non sono mai venute meno. È sentita nuovamente adesso, mentre pervade l’assemblea in cui è proclamato il Vangelo. Forgia l’ora peculiare della celebrazione comunitaria. Siamo assorti nel suo mistero. In certo modo siamo presenti alla scena. Vediamo un angelo presentarsi davanti alla Vergine Maria a Nazareth in Galilea – anche la Chiesa sta contemplando la scena, seguendo con stupore il dramma del loro incontro, il loro scambio di parole. Messaggio divino, risposta umana. Ma mentre osserviamo, prendiamo coscienza che a questa visione non siamo ammessi soltanto come semplici spettatori. Quanto è stato offerto a Maria – accoglierà il Figlio di Dio nel suo grembo – è in un certo modo offerto, nella liturgia della Domenica IV di Avvento, ad ogni assemblea di fedeli e ad ogni singolo credente. Il Natale, ormai a pochi giorni, sta per esserci dato. Proprio come ha detto Gesù: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv 14, 23).

99. La prima lettura dell’Anno B, dal secondo Libro di Samuele, ci invita a fare un passo indietro rispetto a questa scena, pur mantenendo lo sguardo fisso su di essa. La lettura ci offre una visuale più ampia, la storia della dinastia di Davide. L’intenzione è di aiutarci a guardare attentamente dentro i secoli di questa storia per scorgere, infine, l’angelo davanti a Maria. È quindi utile per l’omileta aiutare le persone ad osservare l’intero scenario dell’evento. Il generoso Davide è ispirato da un nobile pensiero, ossia costruire una casa per il Signore. Perché, si chiede Davide, ora che si è stabilito nella sua casa e ha ottenuto tregua dai suoi nemici all’intorno grazie all’intervento del Signore, perché questi dovrebbe continuare a vivere nell’arca sotto una tenda? Perché non una casa, un tempio, per il Signore? Ma il Signore dà a Davide una risposta del tutto inattesa. Alla generosa offerta di Davide, il Signore risponde con la propria divina generosità, superando interamente ciò che Davide offriva o avrebbe mai potuto immaginare. Ribaltando l’offerta di Davide, il Signore dice: « Tu non costruirai una casa per me », « poiché una casa farà a te il Signore » (cf. 2 Sam 7, 11), riferendosi così a una dinastia per Davide che « ti faccia durare quanto il sole, come la luna, di generazione in generazione » (Sal 72, 5).

100. Ritornando alla scena centrale di questo racconto, vediamo come la promessa fatta a Davide si sia compiuta in maniera definitiva e, ancora una volta, in modo inatteso. Maria è « promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe » (Lc 1, 27). L’angelo annuncia a Maria che darà alla luce un figlio, dicendo: « Il Signore gli darà il trono di Davide suo padre » (Lc 1, 32). È dunque Maria stessa la casa che il Signore costruisce per l’autentico Figlio di Davide. Eppure anche il desiderio di Davide di costruire una casa per il Signore, viene misteriosamente adempiuto: con le parole « avvenga per me secondo la tua parola » (Lc 1, 38), la Figlia di Sion, per mezzo del suo assenso di fede, in un attimo costruisce un tempio degno del Figlio dell’Altissimo Dio.

101. Il mistero del concepimento verginale di Maria è anche il tema del vangelo dell’anno A, ma in questo caso la narrazione si svolge dal punto di vista di Giuseppe, come raccontato da Matteo. La prima lettura è un breve passo di Isaia, in cui il profeta pronuncia la ben nota frase: « Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele ». Questa lettura può offrire all’omileta l’occasione di spiegare come la Chiesa vede, giustamente, il compimento dei testi dell’Antico Testamento negli eventi della vita di Gesù. Nel brano di Matteo l’assemblea ascolta i particolari, riferiti con cura, che circondano la nascita di Gesù, conclusi con la frase: « Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta ». Un profeta parla nella storia, in circostanze concrete. Nel 734 avanti Cristo, il re Acaz doveva affrontare un nemico potente; il profeta Isaia lo esortò ad avere fede nel potere che Dio aveva di liberare Gerusalemme, e offrì al re un segno mandato dal Signore. Quando il re, con ipocrisia, rifiutò, il contrariato Isaia gli annunciò che gli sarebbe stato dato comunque un segno, il segno di una vergine, il cui figlio sarebbe stato chiamato Emmanuele. Ma ora, per mezzo dello Spirito Santo che ha parlato tramite il profeta, quanto aveva un senso in quelle precise circostanze storiche, si amplia per conformarsi ad una circostanza storica ben più grande: la venuta del Figlio di Dio che si fa carne. Tutte le profezie e l’intera storia, in definitiva, parlano di questo.

102. Avendo presente tutto questo, l’omileta può considerare il ben costruito racconto di Matteo. L’evangelista si preoccupa di tenere in equilibrio due verità su Gesù: che è il Figlio di Davide ed è il Figlio di Dio. Sono entrambe verità essenziali per capire chi è Gesù. Sia Maria che Giuseppe svolgono un preciso ruolo nel compimento di questo armonico intreccio del mistero.

103. Come abbiamo guardato all’Annunciazione nel contesto della storia di Israele, così anche la genealogia che precede questo vangelo offre una importante chiave per la sua interpretazione. (La genealogia si legge il 17 dicembre e alla Messa della Vigilia di Natale). Il Vangelo di Matteo inizia solennemente con queste parole: « Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo ». Segue la narrazione tradizionale di tutte le generazioni: Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, e così via, passando per Davide e i suoi discendenti, fino a Giuseppe, dove il linguaggio subisce un improvviso e marcato cambiamento: « Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo ». È singolare e straordinario come il testo non prosegua dicendo: « Giuseppe generò Gesù », bensì specifichi come Giuseppe sia lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù. È precisamente su questo punto che cade l’accento posto dalla IV Domenica di Avvento, indicando come va compreso il primo versetto: « Così fu generato Gesù Cristo ». Vale a dire, in circostanze notevolmente differenti da tutte le nascite precedenti, esigendo, pertanto, questa peculiare narrazione.

104. La prima informazione riguarda il fatto che Maria, prima di andare a vivere con Giuseppe, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. È chiaro, quindi, agli ascoltatori e lettori del brano, che il bambino non è di Giuseppe, ma è il Figlio stesso di Dio. Nel racconto, tuttavia, ciò non è ancora chiaro a Giuseppe. L’omileta potrà constatare il dramma che sta davanti a Giuseppe. Sospetta Maria di infedeltà e così decide « di ripudiarla in segreto »? O forse ha qualche sentore dell’opera divina, che gli fa temere di prendere Maria come sua sposa? È sconcertante anche il silenzio di Maria. Ella, infatti, mantiene il segreto che c’è tra lei e Dio, e toccherà a Dio agire per chiarire la situazione. Nessuna parola umana sarebbe sufficiente a spiegare un mistero così grande. Mentre Giuseppe considerava queste cose, un angelo gli rivela in sogno che Maria ha concepito per opera dello Spirito Santo e che non deve temere. La liturgia dell’Avvento invita i fedeli a non temere e ad accogliere, come Giuseppe, il mistero divino che si sta svolgendo nella loro vita.

105. Un angelo conferma in sogno a Giuseppe che Maria ha concepito per opera dello Spirito Santo. E così, di nuovo, tutto si spiega: Gesù è il Figlio di Dio. Ma Giuseppe dovrà compiere due gesti, due azioni che legittimeranno la nascita di Gesù agli occhi della cultura e della fede giudaica. L’angelo gli si rivolge esplicitamente con le parole: « Giuseppe, figlio di Davide », e gli ordina di prendere Maria in casa sua, permettendo al mistero di lei di trasformare lui. Dopodiché egli dovrà dare il nome al bambino. Questi due gesti fanno di Gesù « il Figlio di Davide ». Il racconto di Matteo avrebbe potuto proseguire con le parole: « Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore », mentre invece la narrazione è interrotta dalla profezia di Isaia: « Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta », per citare poi il versetto profetico ascoltato nella prima lettura. Ciò che Isaia disse ad Acaz, è poco al confronto. Ora la parola “vergine” va presa alla lettera, e lei concepisce per opera dello Spirito Santo. E che dire del nome che dovranno dare al bambino, Emmanuele? Matteo, diversamente da Isaia, ne spiega il significato: « Dio con noi ». Anche queste parole, come ci mostrano le circostanze, vanno prese alla lettera. Giuseppe, il Figlio di Davide, lo chiamerà Gesù; ma il mistero più profondo del suo nome è « Dio con noi ».

106. In questa stessa domenica, nella seconda lettura tratta dalla Lettera di san Paolo ai Romani, ascoltiamo un linguaggio teologico più antico e primitivo di quello di Matteo, ma che già rivela l’importanza dell’armonico equilibrio nei titoli che esprimono il mistero di Gesù. San Paolo parla del « Vangelo che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza … in virtù della risurrezione dei morti ». San Paolo vede ratificato il titolo « Figlio di Dio » nella risurrezione di Gesù. San Matteo, come abbiamo appena visto, quando spiega il nome di Emmanuele nel senso di « Dio con noi », esprime tale comprensione del Signore risorto facendo riferimento al principio della sua esistenza umana!

107. Ciò nonostante, è Paolo a mostrarci direttamente il modo di mettere in relazione quanto ascoltiamo in questi testi. Dopo aver solennemente chiamato colui che è al centro del suo Vangelo « Figlio di Davide e Figlio di Dio », Paolo designa i Gentili come coloro che sono chiamati « ad appartenere a Gesù Cristo ». Di più, li definisce « amati da Dio e santi per chiamata ». L’omileta deve mostrare come tale linguaggio si applichi anche a noi. I cristiani ascoltano la meravigliosa storia della nascita di Gesù Cristo che compie mirabilmente ciò che è stato promesso per mezzo dei profeti, ma poi sentono anche una parola su di loro: sono chiamati ad appartenere a Gesù Cristo, sono amati da Dio e sono chiamati ad essere santi.

108. Il Vangelo, nell’anno C, attiene a ciò che Maria compì immediatamente dopo l’incontro con l’angelo che le annunciava il concepimento del Figlio di Dio. « In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa », a trovare sua parente Elisabetta incinta di Giovanni Battista. E nell’udire il saluto di Maria, il bambino sussultò nel grembo di Elisabetta. È questo il primo dei tanti momenti in cui Giovanni annuncia la presenza di Gesù. È istruttivo riflettere anche su come Maria si comporta quando si rende conto di portare il Figlio di Dio nel proprio grembo. Ella « in fretta » va a visitare Elisabetta, così da poter costatare che « nulla è impossibile a Dio »; e così facendo porta una grande gioia ad Elisabetta e al figlio nel suo grembo.

109. In questi giorni conclusivi dell’Avvento la Chiesa intera riveste la fisionomia di Maria. Il volto della Chiesa porta impressi i segni distintivi della Vergine. Lo Spirito Santo opera ora nella Chiesa, come ha sempre operato. Pertanto, mentre l’assemblea in questa Domenica entra nel mistero eucaristico, il sacerdote prega nell’orazione sulle offerte: « Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, che santificò il grembo della Vergine Maria ». L’omileta deve saper trarre il medesimo nesso evidenziato da questa orazione: attraverso l’Eucaristia, per la potenza dello Spirito Santo, i fedeli porteranno nel proprio corpo ciò che Maria portò nel suo grembo. Come lei, dovranno « di fretta » fare del bene al prossimo. Le loro buone azioni, compiute sull’esempio di Maria, sorprenderanno allora gli altri con la presenza di Cristo, facendo sì che dentro di loro vi sia un sussulto di gioia.

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